
Visualy by Gianluca Murella
L’area occupata dai “Boschi di Piazza Armerina” possiede caratteristiche geolitologiche alquanto uniformi e tutte riconducibili alla “Successione di Piazza Armerina”: si tratta, infatti, di una successione granulometricamente degradante dall’alto verso il basso, cioè, più fine (argille) nella parte più bassa, divenendo grossolana (sabbie, ghiaie e arenaria) nella parte sommitale.
La quasi totalità dell’areale boscato è caratterizzato dalla presenza in affioramento della porzione più alta della successione e quindi dalla porzione sabbioso-arenacea che si manifesta come un insieme di pianori (altopiano) solcato da alcune incisioni torrentizie che rappresentano le vie di scorrimento preferenziale delle acque piovane non assorbite durante gli eventi piovosi più intensi e/o duraturi.
L’aspetto delle sabbie, solitamente di colore giallastro a meno di fenomeni di alterazione che conferiscono cromie rosso-brunastre, è generalmente stratificato ed è alternato, con variabile frequenza, a livelli arenacei a consistenza lapidea; lo spessore della formazione sabbiosa si aggira, nei punti di maggior presenza, attorno ai 200 metri, mentre la potenza degli strati arenacei oscilla tra qualche centimetro e gli oltre 20 metri con estensioni lentiformi da qualche metro a qualche chilometro.
Talora è possibile ritrovare in questi litotipi vari gusci di molluschi e gasteropodi fossilizzati che testimoniano l’antica presenza di animali marini che popolavano acque e fondali; dalle associazioni faunistiche rappresentate sia da macrofossili che da microfossili è possibile ricavare preziose informazioni sulle condizioni dell’ambiente (temperatura, salinità delle acque, clima, profondità delle acque) in cui vivevano. In tal modo è possibile ricostruire anche l’andamento paleogeografico dell’area, il che fa ben comprendere le modalità evolutive della zona e dei suoi abitanti naturali.
Spesso le stratificazioni recano informazioni sulle strutture deposizionali e post-deposizionali come la stratificazione parallela o incrociata, i ripple-marks o le concrezioni di materiale calcareo che si accumula e si addensa sotto forma di noduli multiformi: sferoidali, fusiformi, cilindrici, talora polverulenti; in taluni casi si osservano strutture da bioturbazione, cioè segni di movimento di animali che si spostavano lungo i fondali: piste di spostamento, di alimentazione, di sosta, di annidamento, ecc.
I movimenti di origine tettonica hanno deformato parzialmente l’antica giacitura degli strati, originariamente sovrapposti gli uni sugli altri, piani e paralleli come le pagine di un libro: adesso appaiono infatti inclinati con angoli di inclinazione solitamente compresi tra 5° e 15°, raramente fino a 20° e, saltuariamente, risultano dislocati da faglie di tipo diretto.
Tale tipologia di rottura, compatibile con movimenti distensivi dovuti a neotettonica, si osserva sporadicamente, con rigetti (spostamenti verticali) di relativamente modesta entità (da qualche metro a qualche decina di metri).
Una parte del territorio piazzese interessato dalla presenza delle aree boscate mostra depositi alluvionali sia attuali che recenti e terrazzati. Essi consistono in depositi alluvio-colluvionali essenzialmente composti da ghiaie, ciottoli, sabbie e, più raramente, limi, disposti lungo le incisioni fluviali con spessori che vanno da qualche metro ai circa 10-15 metri.
Presentano giacitura suborizzontale o modestamente inclinata verso l’incisione e verso valle e rappresentano i materiali strappati dalla forza erosiva delle acque piovane alle alture circostanti che si depositano al diminuire della velocità del flusso d’acqua che li ha movimentati; i depositi più antichi tendono ad essere maggiormente addensati per effetto del carico litostatico, mentre quelli più recenti risultano soffici e poco addensati.

Visualy by Gianluca Murella
L’area che ospita i Boschi di Piazza Armerina è ricompresa nel più vasto territorio che, dal punto di vista idrogeologico, costituisce un ampio bacino nel quale è possibile rinvenire ingenti risorse idriche, per lo più sotterranee; dal punto di vista geomorfologico, invece, tale settore si presenta nella porzione centro-orientale della Sicilia, nei pressi dell’ancora più ampio Bacino di Caltanissetta e funge da elemento separatore tra i rilievi dell’Appennino Siciliano (Nebrodi e Madonie) e l’Avampaese Ibleo, area pressochè indeformata, cioè non raggiunta ancora dall’orogenesi alpina, responsabile anche della formazione dell’isola siciliana.
L’aspetto subpianeggiante dell’area e la litologia presenti, fanno sì che il territorio abbia delle forme piuttosto regolari: si tratta, infatti, di un altopiano dolcemente ondulato, con piccoli rilievi collinari e blande incisioni che si inaspriscono al variare dell’addensamento dei litotipi presenti o al presentarsi di formazioni litoidi a consistenza lapidea; in questi casi le forme diventano più spigolose e si possono osservare dislivelli consistenti, quasi a strapiombo sulle incisioni più marcate, come il Vallone Rossomanno.
La differente resistenza agli agenti atmosferici, più erodibili le sabbie e più consistenti le arenarie, ha generato delle magnifiche forme di erosione selettiva, con formazione di costoni che possono presentare pendenze più o meno elevate ed aree subpianeggianti o dolcemente ondulate in corrispondenza dei materiali più teneri ed erodibili.
La prevalenza di aree subpianeggianti dotate, solitamente, di discreta permeabilità, consente una buona possibilità di infiltrazione alle acque piovane che, così facendo, possono generare importanti risorse idriche sotterranee; infatti, gli enormi volumi di terreno permeabile si comportano come una spugna che si imbibisce di acqua costituendo delle riserve, ad oggi utilizzate, soprattutto mediante pozzi trivellati, per l’approvvigionamento idropotabile di diversi centri abitati.
Ad ogni modo, la buona permeabilità dei suoli, eccezion fatta per qualche ridotta area, ove la composizione e/o la granulometria possono provocare locali ristagni temporanei in occasione di precipitazioni intense e/o durature, consente una buona capacità di infiltrazione delle acque piovane che, oltre alle falde sotterranee summenzionate, possono generare anche altre piccole falde “sospese”, cioè sostenute non solo dal generale livello argilloso di base che sottostà alle sabbie ed arenarie, ma da locali e, di norma, poco estese variazioni composizionali e granulometriche di natura prevalentemente limoso-argillosa; tali variazioni assumono l’aspetto di strati e straterelli aventi andamento lentiforme, cioè sono privi di continuità laterale e, pertanto possono generare falde locali, talora effimere, cioè non sempre presenti, perché soprattutto nei periodi non piovosi, tendono a smaltire le acque sia per percolazione sia per evaporazione che, quando più prossime alla superficie topografica, per traspirazione dei vegetali.
Generalmente, il coefficiente di permeabilità (K) della formazione sabbioso-arenacea oscilla da 10-6 a 10-3 cm/s ed è di tipo primario (per porosità) nelle sabbie e secondario (per fessurazione) nelle lenti arenacee. Negli straterelli interni alla formazione, di natura limoso-argillosa,il coefficiente di permeabilità assume un valore di circa 10-5 cm/s. Proprio a causa delle notevoli variazionitra i valori del coefficiente di permeabilità menzionati, anche piccole differenze, persino di poco inferioriai 10-3 cm/s riescono a generare acquiferi sospesi.
In qualche caso, la presenza combinata di strati a minore permeabilità relativa e di variazioni delle quote topografiche genera delle sorgenti naturali, sia perenni che stagionali (legate alle frequenze ed alle quantità di piogge che cadono), sotto forma di emersione spontanea dal sottosuolo di acque le cui portate contribuiscono non solo a soddisfare le esigenze naturali di flora e fauna presenti che, nei tratti interessati dalla presenza dell’acqua diventano più abbondanti e più specifiche ma, talora, anche le necessità di aziende agricole e/o zootecniche. Ovviamente, prima dell’uso le acque sono sottoposte ai necessari controlli per gli usi a cui sono destinate; per tale ragione se ne sconsiglia l’uso diretto con prelievi, anche dai bevai, privi delle necessarie analisi.
La presenza di litotipi solitamente poco sensibili all’erosione, unita alla generale poca o quasi nulla pendenza della zona impedisce la formazione di forme di dissesto, per cui la zona in esame si presenta sostanzialmente stabile, fatta eccezione per alcuni limitati punti in cui il concentrarsi delle acque piovane può dare origine a solchi d’erosione concentrata e, localmente, a fenomeni di ridotta stabilità.
Inoltre, purtroppo, negli ultimi anni la devastante piaga degli incendi, soprattutto estivi, riducendo la copertura vegetale, espone i terreni ad un maggiore rischio erosivo poiché mancano sia l’azione frenante degli apparati aerei (foglie e rami) sulle acque che cadono, sia l’azione stabilizzatrice delle radici sul terreno che, private della parte aerea, dopo un certo periodo, tendono a degradarsi e decomporsi.
L’area di che trattasi, ubicata nei pressi dell’uscita “Piazza Armerina Nord”della S.S. 117 bis, è collocata in una zona di basso morfologico, relativamente alle quote rilevabili nei dintorni ed è posto all’interno della Riserva Naturale Orientata “Rossomanno – Grottascura – Bellia”.
Consiste in un’area subpianeggiante o a debole inclinazione rispetto all’orizzontale che ospita anche un complesso immobiliare, le cui origini risalgono ad oltre un secolo fa e le cui iniziali funzioni erano quelle di offrire riparo alle persone incaricate della vigilanza e delle lavorazioni necessarie alla coltivazione ed alla sopravvivenza delle piante che ivi venivano seminate, piantate ed allevate prima dell’impianto definitivo: si trattava, infatti, di un vivaio.
Attualmente, i corpi di fabbrica, ubicati presso uno degli ingressi alle aree boscate afferenti ai “Boschi di Piazza Armerina”, si presentano ristrutturati da tempi relativamente recenti ed ospitano, tra le altre cose, una sala espositiva con pannelli, foto e didascalie didattiche sui percorsi-natura della zona.
Inoltre, la posizione strategica, ai margini settentrionali dell’abitato, la ricchezza floristica, le ridotte o quasi nulle pendenze, offrono ai fruitori decine di occasioni differenti per praticare sport di qualsiasi tipo (corsa campestre, mountainbike, equitazione, soft air, ecc.) o semplici passeggiate all’aperto in un contesto naturale estremamente salutare; accanto è presente un’area giochi per i bambini.
Dal punto di vista vegetazionale, sono presenti essenze legate ai numerosi rimboschimenti eseguiti nel corso degli anni, ove prevalgono certamente gli eucalipti, secondariamente varie specie di pini e, in qualche tratto, varie specie di pioppi; sono altresì presenti altre specie, di natura per lo più erbacea e/o arbustiva; solo raramente sono presenti altre tipologie floricole.
Sino a tutt’oggi si moltiplicano le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della continua piantumazione di alberi e questo sito ne rappresenta l’evidenza migliore: periodicamente dei volontari provvedono alla pulizia del sito per l’eliminazione delle malerbe infestanti che, soprattutto nel periodo estivo, rappresentano il possibile innesco di incendi e, nel periodo autunnale, si occupano del trapianto di essenze arboree.
Dal punto di vista litologico il sito mostra litotipi sedimentari rappresentati da sabbie e arenarie plio-pleistoceniche, depositi alluvionali terrazzati (terrazzi di origine fluviale) del Pleistocene sup. – Olocene e terreni superficiali (suolo agrario e/o depositi alluvio-colluvionali) con spessori generalmente decimetrici, raramente oltre il metro.
I terreni riscontrati appartengono a un substrato che, solitamente, mostra notevoli spessori; essi possono essere annoverati tra quelli appartenenti alla cosiddetta “Successione di Piazza Armerina”, diffusamente rappresentata nel territorio piazzese, dotata sia di buona permeabilità che di buone caratteristiche geomeccaniche; solitamente, la giacitura degli strati si presenta suborizzontale o debolmente inclinata, con angoli che raramente superano la decina di gradi. La summenzionata successione non è omogenea ma presenta sovente variazioni sia in senso orizzontale, sia verticalmente, a causa di frequenti e casuali contatti di tipo eteropico tra termini a granulometria variabile, dal limoso al sabbioso e con la presenza di litotipi a granulometria mista e intermedia. Non sono state segnalate falde idriche a breve profondità, se non in ridotti e sparuti casi e con caratteristiche di effimerità (falde sospese superficiali).
La consultazione delle cartografie ufficiali allegate al Piano Regolatore Generale (P.R.G.) del Comune di Piazza Armerina e quelle reperibili sul Geoportale della Regione Siciliana e sul sito dedicato al P.A.I. (Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico) della Regione Siciliana, nonché i sopralluoghi effettuati, hanno permesso di verificare l’assenza di forme di dissesto e di alcuna pericolosità geologica.